Iperglicemia

24 | 06 | 2021
Immagina la scena.
Sono le 10 di mattina, sei in ufficio e stai parlando con un cliente.
La conversazione è accesa e movimentata, si parla di numeri, conti, cifre, situazioni da risolvere.
E tu, devi essere concentrata.
Sul pezzo.
Non puoi permetterti distrazioni, in quel momento, perché potrebbe compromettere la trattativa.
Sorridi.
Spalle dritte.
Ascolta.
Ribatti.
Tutto veloce.
E poi inizi a sentire questo gusto metallico in bocca.
E ti distrai.
Iperglicemia.
Fa caldo.
La persona davanti a te continua, perché non vede quello che realmente ti sta succedendo.
E inizio a perdere pezzi.
Di conversazione.
Di realtà.
Quello che vede lui.
Quello che provo io.
Dopo anni di iperglicemia, si impara a dividere il cervello in varie sezioni.
Quella che ascolta.
Quella che risponde.
Quella che decide il da farsi.
Quella che pensa a dove diavolo sia la borsa perché bisogna correggere.
Quella che decide quanto correggere perché poi la mattinata è ancora lunga.
Ti congedi per qualche minuto,
Correggi,
E torni.
E ti rimetti a dire, fare, discutere come se niente fosse.
Moltiplicalo per tutte le iperglicemie,
sottrai il tempo che ci si perde,
il risultato è un’operazione dispersiva di energie.
Allora ho imparato a condividere ciò che provo.
Anche con i clienti, quando diventa difficile seguire il flusso dei pensieri.
E ho scoperto la comprensione.
Ho scoperto un lato di mondo pronto all’accoglienza.
Esistono.
Davvero.
Affinché i due mondi, quello dentro e quello fuori, possano finalmente allinearsi.
Con amore